L’Avventura Continua

Correva l’anno 1995, anzi, più precisamente il 30 maggio 1995 ed una voce “gracchiava” nell’etere: “qui Radio Itaca, prove tecniche di trasmissione”. Quella voce era la mia, mi auto-ascoltavo da una radiolina e l’amico Peppe Iannì, sotto la finestra provava e riprovava per verificare che non ci fossero onde di ritorno! Con tanta pazienza aveva assecondato la mia folle idea di costruire un micro-trasmettitore ed un amplificatore che avevo comprato a Messina in kit di montaggio. Come ho già scritto, il segnale si ascoltava a pochi chilometri di distanza, ma la felicità era tanta e, mentre tutte le radio locali chiudevano, io avevo l’ardire di aprire!

L’idea di fondare una stazione radio mi era venuta nel 1977 quando le radio libere cominciavano a emettere i primi vagiti. Al tempo ero appena adolescente e, per ovvi motivi, non avrei potuto mettere in pratica quell’intuizione. Tre anni dopo ebbi l’opportunità di condurre, per un breve periodo, una trasmissione tutta mia a RMG di Nicotera. Ma, anche quell’esperienza cessò quasi subito in seguito ad un grave lutto familiare. (Per le vicende legate al periodo vi rimando a quanto già scritto sul sito www.bakhita.it). Comunque, l’idea della radio fu ripresa anni dopo a seguito della visione di un episodio della “Piovra”. Nello sceneggiato televisivo, un giovane conduttore radiofonico veniva barbaramente ucciso perché aveva osato sfidare, dai microfoni della sua emittente, la malavita locale (al tempo non sapevo che il racconto cinematografico era ispirato alla vicenda di Peppino Impastato ed alla sua Radio Aut).

Ma torniamo alla mia esperienza sul campo. Come sa chi è stato contagiato dalla “radiomania”, pur consapevole che non mi avrebbe ascoltato nessuno, conducevo i programmi con serietà ed impegno. Passò un anno e comprai un vero trasmettitore, un altro anno l’amplificatore e l’antenna, poi un nuovo ed efficace mixer e tanti ma tanti cd. In pochi anni ero riuscito a mettere insieme una modesta stazione radiofonica.

Con il miglioramento del segnale arrivarono gli ascolti. I programmi erano abbastanza seri, improntati alla realtà politico-sociale del tempo. Ricordo ancora con immenso piacere la telefonata di una signora di Gioia Tauro – tale Rosetta – la quale mi confidò che mi ascoltava spesso in quanto le canzoni trasmesse le tenevano compagnia. Le piaceva la trasmissione sulla vita dei santi, ma tutte quelle canzoni comuniste, quelle no, ne avrebbe fatto volentieri a meno! Le canzoni incriminate, in verità, facevano parte della raccolta di canti popolari e di protesta civile che avevo comprato in edicola; non potevo tenere solo per me quel patrimonio!

Le cose più o meno andavano bene. Non avevo gli ascolti delle altre emittenti ma ero soddisfatto. Avevo però un grosso problema, non ero riuscito ad ottenere l’autorizzazione. Ho studiato tutta la legislazione del settore, consultato legali, il Ministero delle Telecomunicazioni, ect. ma niente, o compravi una quota di altra società oppure rimanevi nell’ombra. Con la testardaggine che mi contraddistingue non mi sono arreso: ho fatto fare una ricerca di mercato il cui esito fu che, per rilevare un’emittente (o parte di essa), ci volevano i soldi ed io i tanti soldi richiesti non li avevo.

È facile immaginare cosa ho deciso di fare se sono ancora qui che scrivo per festeggiare il 25°. Insomma, la Radio è, ed è stata, una parte importante della mia storia personale. Sul finire del 1998 un amico di Nicotera, il “compagno” Cocimo Brosio, mi convinse di aderire al neonato PDCI. Mi accostai a tale associazione sia per convinzioni ideologiche e, soprattutto perché, ritenevo che un partito potesse trovare la strada per far emergere Radio Itaca. Non rimpiango quel periodo che mi permise di conoscere un ambiente che fino ad allora avevo vissuto dall’esterno, ma la delusione fu tanta. Di me e della mia Radio al piccolo partito di paese non importava più di tanto. L’unico strumento che mi fu consegnato, da un viaggio di ritorno dalla sede centrale di Roma, da un “compagno”, fu la stampa della gazzetta ufficiale riportante la legge sulla emittenza radio-televisiva (documentazione che, peraltro, era già in mio possesso!) e niente di più. Da quell’esperienza, capii che potevo contare solo sulle mie forze ed andai avanti.

Nel febbraio 2001 per puro caso ho visto un cartone animato (i miei figli erano ancora bambini) che ripercorreva la triste storia di una bambina africana, divenuta poi Santa. Quella bambina si chiamava Bakhita ed aveva sperimentato sul proprio corpo la crudeltà umana finché non venne acquistata da un console italiano che le restituì la libertà.

Quel breve racconto è stato fondamentale per la nascita dell’Associazione Bakhita e per la futura radio omonima (di ciò ho ampiamente parlato in altra pagina di questo sito, per cui, è superfluo ripetermi). Quel nome che in arabo significa “fortuna” si impresse nella mia mente in modo indelebile. Quando ebbi modo di approfondire l’argomento, dovendo dare un nome alla neonata associazione, la chiamai “Bakhita”. L’Associazione fu costituita il 1° maggio 2001 e tra i soci c’erano un terzo degli iscritti al pdci. Lo statuto fu redatto in modo tale che si potesse costituire, tra l’altro, anche una stazione radio privata. Mi occupai, ancora una volta, di tutto personalmente dalla costituzione alla registrazione. Tuttavia, nel giro di pochi anni, dei 12 soci fondatori, restai solo io e 2 soci ordinari. Quasi tutti, per svariati motivi, si disinteressarono all’Associazione decadendo automaticamente dalla qualità di soci per non aver corrisposto l’annuale quota associativa. Arrivammo al 2009 ed è questo l’anno della svolta: decisi di abbandonare definitivamente l’FM per realizzare una delle prime radio web della Calabria (almeno per quanto a mia conoscenza).

Dal 2001 al 2009 continuai a trasmettere quasi quotidianamente con programmi che seguivano l’attualità e la musica contemporanea. Come anticipato, moriva Radio Itaca e, dalle sue ceneri, risorgeva Radio Bakhita (quasi come quel personaggio mitologico della Fenice). Per realizzarla, inizialmente, mi affidai all’amico ing. informatico Antonio Pagano e successivamente all’amico prof. Giulio Comerci. Quest’ultimo non era un informatico ma possedeva le nozioni appropriate per realizzare una radio di qualità. Registrai il dominio e realizzammo il primo sito web degno di questo nome (l’altro era stato una semplice pagina web, gratuita, senza pretese). E’ notorio che quando si parte, si inizia con il minimo per raggiungere il massimo ed anch’io percorsi quella strada.

Nelle more della realizzazione della radio web, ci fu una trattativa con i proprietari di una emittente locale per la cessione di un ramo d’azienda; la trattativa, tuttavia, si arenò per le scarse garanzie prestate e per motivi economici. Spinto dall’ennesima delusione, mi concentrai su Radio Bakhita Web, facendola crescere poco a poco. Sempre nel 2009 fu creata la pagina Facebook dedicata e una di supporto (Amici di Radio Bakhita). Riuscii a coinvolgere nella conduzione mia figlia “Martina” la quale in studio o da remoto conduceva (e conduce) programmi d’interesse generale. Nel 2017 è stato realizzato il primo vero sito professionale da una ditta di Vibo Valentia mentre il palinsesto si è arricchito di nuovi programmi culturali, religiosi e musicali. L’intrattenimento è affidato al mio intuito con programmi d’attualità e musicali.

Radio Bakhita pur non essendo una radio confessionale è molto legata al sentimento religioso e del resto, già il suo nome, è emblematico della vicinanza alla Chiesa cattolica. Avere fede, tuttavia, non significa essere bigotti ed incapaci di aprirsi al nuovo che avanza. Questa emittente ha affrontato argomenti invisi alla Chiesa cattolica ma ciò non ha impedito di condurli con serena obbiettività.

L’Associazione Bakhita, nata nella sede del pdci, (nonostante la pochezza di uomini e mezzi), continua ad esistere ma di quella cultura politica e di quel periodo non è rimasto nulla. I miei ex “compagni”, ad uno ad uno, si sono dileguati o forse nemmeno si sono accorti della nascita della Radio atteso che la stessa è rimasta nell’ombra per tanto tempo spiccando il volo in anni recenti. L’Associazione è rimasta in piedi per il mio attaccamento (e dei miei familiari) a S.G. Bakhita che non smetterò mai di pregare per avermi illuminato. In fondo la Radio e l’Associazione esistono perché è esistita Lei.

 

RICORDI DI CHI CONOSCE O HA CONOSCIUTO RADIO BAKHITA

(Il figlio Salvatore) Non posso che confermare che mio padre sia un testardo e che, questa radio sia la dimostrazione di come se uno ha un sogno, può veramente realizzarlo.

Nonostante le scarse conoscenze di informatica e le lamentele da parte di mia madre sulle bollette della corrente elettrica, non si è mai arreso e lentamente ha portato a segno numerosi obiettivi coinvolgendo amici e parenti nella raccolta di like che potessero permettergli di avere maggiore visibilità, con oltre 2000 like, sulla pagina Facebook della radio.

Oggi Radio Bakhita non ha più la sua bandiera sul tetto di casa nostra, ma la issa nel Web dove ha il suo piccolo gruppo di fan che settimanalmente ascoltano i vari programmi.

(La figlia “Martina”)

Natale. Siamo in macchina tutti e cinque, sono piccola, forse avrò 10 anni, stiamo andando dalla nonna A., siamo sulla strada che porta alla Chiesa della Santa Croce. Piove. In radio suonano le canzoni di Natale per bambini e le canzoni dei cartoni animati più famosi: “maramao perché sei morto? pane e vin non ti bastava, l’insalata era nell’orto, ma una casa avevi tu!; sei nata paperina che cosa ci vuoi far?; aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più, se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu!; Sailor moon, hai la luna in te, principessa di un mondo che non sai dov’è”. Suonavano ogni anno, ogni 25 dicembre.

Storia di ogni domenica:

Martina: – “Papà, cambiamo radio?”

Marco: – “No. Adesso parte il segnale.”

Quella radio si chiama Radio Itaca.

(Il figlio Eugenio) Ricordo con piacere la conduzione di un programma per bambini dove mio padre leggeva delle fiabe. Una volta ha letto la fiaba del ” dell’asino, del vecchio e del bambino” e, ad un certo punto, non riusciva ad andare più avanti in quanto si sbellicava dalle risate coinvolgendo anche me.

Un’ altra volta, mi ha fatto leggere una fiaba e, per farmi vincere l’emozione, asseriva: “stai tranqillo tanto non ci ascolta nessuno” magari era pure vero. Tante volte l’ho sentito dire che avrebbe chiuso, non l’ha ancora fatto e penso che mai lo farà.